Per essere Perfetti....

 

Dice il Signore: -Siate perfetti come perfetto e' il Padre vostro che e' nei Cieli-

 

" Il nostro male è che vogliamo servire Dio a modo nostro e non a modo suo e secondo la volontà nostra e non secondo la sua.Quando Egli vuole che siamo ammalati,vogliamo essere sani;quando Egli desidera che lo serviamo con le sofferenze,noi desideriamo di servirlo con le opere;quando vuole che esercitiamo la carità,noi vogliamo esercitare l'umiltà;quando vuole da noi la rassegnazione,vogliamo la devozione,l'orazione o un'altra virtù.
Questo non perchè le cose che vogliamo sono più grate a Lui,ma perchè sono di maggior gusto.
Questo è certamente l'impedimento maggiore che noi possiamo porre alla nostra perfezione,essendo fuor di dubbio che se vogliamo esser santi secondo la nostra volontà,non lo saremo mai.Per essere veramente santo,conviene esserlo secondo la volontà di Dio."
 
San Francesco di Sales
 
 
Conobbe bene questa verità tanto importante Santa Maria Maddalena De' Pazzi.
Era sempre contenta di quanto le accadeva nella giornata,nulla mai bramava di nuovo.Perfino la santità e la perfezione dell'anima sua desiderava che fosse non secondo il desiderio suo,ma secondo il volere di Dio.Ond'è che aveva scritto questa risoluzione:
 
-Offrire me stessa a Dio e volere tutta e quella sola perfezione che Egli si compiace che io abbia, e nel modo e nel tempo che Egli vorrà,e NON ALTRIMENTI.
 
Una volta,conversando con una sua confidente,disse così:
-Il bene che non mi viene per la via della Divina Volontà,non mi par bene: ed eleggerei anzi di non aver dono alcuno,fuorchè quello di lasciare ogni mio volere e ogni mio desiderio in Dio,che avere qualunque dono per desiderio e volere.
 
Fra gli stessi gentili si sono trovati di quelli che ,col solo lume della ragione,chiaramente compresero questa verità.
Plutarco disapprovava quella comune preghiera del volgo:
"Dio ti dia tutto quel bene che vuoi".No,diceva,si deve dir piuttosto:
"Dio faccia che tu voglia quel che Egli vuole".
 
E quel ch'è più,Epitteto lo praticava,poichè diceva:
 
-Io sono sempre contento di quanto mi accade nella giornata,perchè so che quanto mi avviene,tutto avviene per disposizione di Dio,e son certo essere meglio quel che vuole Dio,di quel che io possa mai volere."
 
FONTE:
 
"Diario spirituale" ( autore ignoto)
Imprimatur:
Bari,30 Settembre 1956
Mons Michael Samarelli Vic.Gen.

 

I due inganni

"Due inganni vedo comuni tra le persone spirituali.Uno è che misurano per lo più la loro divozione colle consolazioni e soddisfazioni che provano nella via di Dio,talmente che se qualora vengono queste a mancare par loro di aver perduto tutta la divozione. No,questa non è che una divozione sensibile.La vera e sostanziale divozione non consiste in queste cose ma in avere una volontà risoluta,pronta e costante per non offendere Dio e per eseguire tutto ciò che appartiene al suo servizio.
L'altro inganno è,che se mai loro accade di fare alcuna cosa con ripugnanza e con tedio,credono di non avervi alcun merito.Anzi allora si merita assai più:
una sola oncia di bene,fatta con la punta dello spirito tra le tenebre,senza gusto e con tedio,val più che cento libbre fatte con gran docilità e dolcezza poichè quella si viene a fare con amor più forte e più puro.
Perciò,per quante sono le aridità e ripugnanze della parte sensibile dell'anima,
non ci dobbiamo mai perdere d'animo,ma seguitare la nostra strada."
 
 
San Francesco di Sales
 
"Desiderando una pia matrona di sapere quali fossero le anime più accette al Signore,Egli la compiacque colla seguente visione. Ascoltava ella una mattina la Messa. Dopo  l'elevazione vide Gesù in forma d'un vaghissimo fanciullo che passeggiava sull'altare;indi,sceso in piano,dove stavano genuflesse tre divote monache, ne prese una per la mano e le fece molte carezze.
Poi, accostatosi all'altra,le alzò il velo dal viso e le diede uno schiaffo, partendosene da lei come adirato; ma poco dopo ritornò e,trovatola dolente e afflitta, si diede a consolarla.
Venuto infine alla terza,si mostrò tutto sdegnato e,presala per un braccio,la scacciò dall'altare,mentre essa soffriva con gran pace,umiliandosi e benedicendo il Signore.
Allora Gesù,rivolto alla matrona,disse:
 
-Devi sapere che quella prima è debole nella virtù e molto mutabile:per consolidarla nella buona via mi mostro a lei tutto amorevole e benigno, altrimenti la lascerebbe.
Quell'altra è più perfetta,però ha bisogno di provare di tanto in tanto qualche soavità di spirito.
La terza poi è così ferma e stabile nel mio servizio,che per qualunque avversità le venga,
non si lascia da quello distogliere.
Questa è la mia più diletta."

 

Amare i nostri nemici

Dice Gesù:

Un tempo era detto: “Amerai il tuo amico e odierai il tuo nemico”. No. Non così. Questo è buono per i tempi in cui l’uomo non aveva il conforto del sorriso di Dio. Ma ora vengono i tempi nuovi, quelli in cui Dio tanto ama l’uomo da mandargli il suo Verbo per redimerlo. Ora il Verbo parla. Ed è già Grazia che si effonde. Poi il Verbo consumerà il sacrificio di pace e di redenzione e la Grazia non solo sarà effusa, ma sarà data ad ogni spirito credente nel Cristo. Perciò occorre innalzare l’amo-re di prossimo a perfezione che unifica l’amico al nemico.
Siete calunniati? Amate e perdonate. Siete percossi? Amate e porgete l’altra guancia a chi vi schiaffeggia pensando che è meglio che l’ira si sfoghi su voi, che la sapete sopportare, anziché su un altro che si vendicherebbe dell’affronto. Siete derubati? Non pensate: “Questo mio prossimo è un avido”, ma pensate caritativamente: “Questo mio povero fratello è bisognoso” e dategli anche la tunica se già vi ha levato il mantello. Lo metterete nella impossibilità di fare un doppio furto perché non avrà più bisogno di derubare un altro della tunica. Voi dite: “Ma potrebbe essere vizio e non bisogno”. Ebbene, date ugualmente. Dio ve ne compenserà e l’iniquo ne sconterà. Ma molte volte, e ciò richiama quanto ho detto ieri sulla mansuetudine, vedendosi così trattato, cade dal cuore del peccatore il suo vizio, ed egli si redime giungendo a riparare il furto col rendere la preda.
Siate generosi con coloro che, più onesti, vi chiedono, anziché derubarvi, ciò di cui abbisognano. Se i ricchi fossero realmente poveri di spirito come ho insegnato ieri, non vi sarebbero le penose disuguaglianze sociali, cause di tante sventure umane e sovrumane. Pensate sempre: “Ma se io fossi nel bisogno, che effetto mi farebbe la ripulsa di un aiuto?”, e in base alla risposta del vostro io agite. Fate agli altri ciò che vorreste vi fosse fatto e non fate agli altri ciò che non vorreste fatto a voi.
L’antica parola: “Occhio per occhio, dente per dente”, che non è nei dieci comandi ma che è stata messa perché l’uomo privo della Grazia è tal belva che non può che comprendere la vendetta, è annullata, questa sì che è annullata, dalla nuova parola: “Ama chi ti odia, prega per chi ti perseguita, giustifica chi ti calunnia, benedici chi ti maledice, benefica chi ti fa danno, sii pacifico col rissoso, condiscendente con chi ti è molesto, soccorri di buon grado chi a te ricorre e non fare usura, non criticare, non giudicare”. Voi non sapete gli estremi delle azioni degli uomini. In tutti i generi di soccorso siate generosi, misericordiosi siate. Più darete più vi sarà dato, e una misura colma e premuta sarà versata da Dio in grembo a chi fu generoso. Dio non solo vi darà per quanto avete dato, ma più e più ancora. Cercate di amare e di farvi amare. Le liti costano più di un accomodamento amichevole e la buona grazia è come un miele che a lungo resta col suo sapore sulla lingua.
Amate, amate! Amate amici e nemici per essere simili al Padre vostro che fa piovere sui buoni e sui cattivi e fa scendere il sole sui giusti e sugli ingiusti riservandosi di dare sole e rugiade eterne, e fuoco e grandine infernali, quando i buoni saranno scelti, come elette spighe, fra i covoni del raccolto. Non basta amare coloro che vi amano e dai quali sperate un contraccambio. Questo non è un merito, è una gioia, e anche gli uomini naturalmente onesti lo sanno fare. Anche i pubblicani lo fanno e anche i gentili. Ma voi amate a somiglianza di Dio e amate per rispetto a Dio, che è Creatore anche di quelli che vi sono nemici o poco amabili. Io voglio in voi la perfezione dell’amore e perciò vi dico: “Siate perfetti come perfetto è il Padre vostro che è nei Cieli”.
Tanto è grande il precetto d’amore verso il prossimo, il perfezionamento del precetto d’amore verso il prossimo, che Io più non vi dico come era detto: “Non uccidete”, perché colui che uccide sarà condannato dagli uomini. Ma vi dico: “Non vi adirate”, perché un più alto giudizio è su voi e calcola anche le azioni immateriali. Chi avrà insultato il fratello sarà condannato dal Sinedrio. Ma chi lo avrà trattato da pazzo, e perciò danneggiato, sarà condannato da Dio.
Inutile fare offerte all’altare se prima non si è sacrificato nell’interno del cuore i propri rancori per amore di Dio e non si è compito il rito santissimo del saper perdonare. Perciò se quando stai per offrire a Dio tu ti sovvieni di avere mancato verso il tuo fratello o di avere in te rancore per una sua colpa, lascia la tua offerta davanti all’altare, fa’ prima l’immolazione del tuo amor proprio, riconciliandoti col tuo fratello, e poi vieni all’altare, e santo sarà allora, solo allora, il tuo sacrificio.
Il buon accordo è sempre il migliore degli affari. Precario è il giudizio dell’uomo, e chi ostinato lo sfida potrebbe perdere la causa e dovere pagare all’avversario fino all’ultima moneta o languire in prigione.
Alzate in tutte le cose lo sguardo a Dio. Interrogatevi dicendo: “Ho io il diritto di fare ciò che Dio non fa con me?”. Perché Dio non è così inesorabile e ostinato come voi siete. Guai a voi se lo fosse! Non uno si salverebbe. Questa riflessione vi induca a sentimenti miti, umili, pietosi. E allora non vi mancherà da parte di Dio, qui e oltre, la ricompensa.
Qui, a Me davanti, è anche uno che mi odia e che non osa dirmi: “Guariscimi”, perché sa che Io so i suoi pensieri. Ma Io dico: “Sia fatto ciò che tu vuoi. E come ti cadono le scaglie dagli occhi così ti cadano dal cuore il rancore e le tenebre”.
Andate tutti con la mia pace. Domani ancora vi parlerò”.
La gente sfolla lentamente, forse in attesa di un grido di miracolo che non viene.
Anche gli apostoli e i discepoli più antichi, che restano sul monte, chiedono: “Ma chi era? Non è guarito forse?”, e insistono presso il Maestro che è rimasto in piedi, a braccia conserte, a veder scendere la gente.
Ma Gesù sulle prime non risponde; poi dice: “Gli occhi sono guariti. L’anima no. Non può perché è carica di odio”.
“Ma chi è? Quel romano forse?”.
“No. Un disgraziato”.
“Ma perché lo hai guarito, allora?”, chiede Pietro.
“Dovrei fulminare tutti i suoi simili?”.
“Signore… io so che Tu non vuoi che dica: “sì”, e perciò non lo dico… ma lo penso… ed è lo stesso…”.
“È lo stesso, Simone di Giona. Ma sappi che allora… Oh! quanti cuori pieni di scaglie d’odio intorno a Me! Vieni. Andiamo proprio là in cima, a guardare dall’alto il nostro bel mare di Galilea. Io e te soli”.
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta